Ecco: l’idea che quel telo da mare mi sopravviverà è abbastanza deprimente.
Potrei citare mille oggetti eterni, ma la mente va a quel telo a righine gialle e blu, comprato in un emporio per turisti quando la mia vita era più viva, e le speranze non ancora incenerite.
Abbiamo sempre avuto un eccesso di teli, qui, ma quel rettangolo di spugna attrasse la mia attenzione, non so perchè.
Tenendo mio figlio per mano, al tempo in cui era ancora possibile, attraversai la strada e acquistai, sapendo già in anticipo quelle che sarebbero state (e che furono) le parole di mia madre: “Un altro telo? Figlia mia, compri teli in continuazione. Tra poco saremo costretti ad uscire di casa noi, per fare spazio ai tuoi teli.”
Però mi era parso così bello, sotto le luci artificiali di quel negozietto per turisti.
Lo avevo pagato anche niente.
Poco fa l’ho steso al sole: perfetto come dieci anni fa.
Lui (esso?) non è invecchiato.
Io sì.
Quando sarò morta qualcuno continuerà ad usarlo, a portarselo dietro, a stendercisi sopra.
Ed io sarò un mucchietto di cenere.
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